"Leggere nuoce gravemente all'ignoranza" è un'iniziativa del Forum dei Giovani di Caselle in Pittari. Il progetto consiste nella lettura di un libro al mese e la relativa discussione all'interno del nostro blog.
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lunedì 13 settembre 2010

IL GATTOPARDO scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa


Il Gattopardo è un romanzo scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958.
L'autore trasse ispirazione da vicende della sua antica famiglia e in particolare dalla vita del suo bisnonno, il Principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa, vissuto negli anni cruciali del Risorgimento e noto anche per le sue ricerche astronomiche e per l'osservatorio astronomico da lui realizzato. Per il tema trattato è spesso considerato un romanzo storico, benché non ne soddisfi tutti i canoni.
Scritto tra la fine del 1954 e il 1957, fu presentato all'inizio agli editori Einaudi e Mondadori, che ne rifiutarono la pubblicazione (il testo fu letto da Elio Vittorini che successivamente sembra si fosse rammaricato dell'errore), avvenuta poi dopo la morte dell'autore da Feltrinelli con la prefazione di Giorgio Bassani, che aveva ricevuto il manoscritto da Elena Croce. Nel 1959 ricevette il Premio Strega, nel 1963 Luchino Visconti lo tradusse in un film omonimo.
Nel 1967 venne anche tratta un'opera musicale di Angelo Musco, con libretto di Luigi Squarzina.
Il titolo del romanzo ha l'origine nello stemma di famiglia dei Tomasi[1] ed è così commentato nel romanzo stesso: «Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.»
Il racconto inizia con il ritrovamento di un cadavere di un soldato nel giardino di casa Salina. Questo giardino apparteneva al Principe Fabrizio Salina che abitava lì con i sette figli e la moglie Maria Stella. Don Fabrizio era un personaggio particolare perché la sua vita era caratterizzata da continui pensieri d'amore e di morte, erano solite le sue scappatelle con le amanti alle quali la moglie reagiva con delle crisi isteriche. Don Fabrizio è anche il testimone del lento decadere in quel periodo del ceto dell'aristocrazia di cui egli ne è un rappresentante. Infatti con lo sbarco in Sicilia di Garibaldi e del suo esercito si afferma una nuova classe, quella dei borghesi che il principe come tutti gli aristocratici disprezzano. Il nipote di don Fabrizio, Tancredi pur combattendo nelle file garibaldine cerca di rassicurare lo zio sul fatto che alla fine le cose andranno a loro vantaggio. Tancredi inoltre aveva sempre mostrato interesse verso la figlia del principe, Concetta, che era infatti convinta di questi sentimenti e li ricambiava. Succede però che il principe con la sua famiglia andarono a passare un po' di tempo nella loro residenza estiva a Donnafugata, lì il nuovo sindaco del paese è Calogero Sedara un uomo di modeste origini, un borghese. Tancredi appena vide la figlia del sindaco si innamorò perdutamente, questa si chiamava Angelica e, anche lei come il padre, era una borghese, non aveva perciò i modi degli aristocratici era per questo che Concetta in ogni occasione trovava quasi ripugnante il suo comportamento. Il fatto era che Angelica ammaliava tutti con la sua bellezza, tanto che Tancredi finirà per sposarla, tratto oltre che dalla sua bellezza anche dal suo denaro. Arriva il momento di votare per un importante plebiscito il cui esito decreterà o no l'annessione della Sicilia al regno italico, a quanti chiedano al principe un parere su cosa votare, il principe affranto dice di essere favorevole a questa entrata. I voti del plebiscito alla fine vengono comunque truccati dal sindaco Sedara, si arriva perciò all'annessione. Dopo questo un funzionario piemontese, il cavaliere Chevally offre a don Fabrizio la carica di senatore del Regno d'Italia ma il principe rifiuta l'incarico in quanto egli si sento un vero e proprio aristocratico e non vuole sottomettersi alla caduta del suo tempo. Il principe ora conduce una vita desolata fino a quando muore in una stanza di un albergo, come un uomo dimenticato da tutti, mentra tornava da Napoli dove aveva fatto delle visite mediche. Rimarranno solo le figlie del principe ormai rassegnate ad una vita sfavorevole.

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